E' con grandissimo piacere che ho svolto quest'intervista. Considero il gruppo di Argento uno tra i più innovativi dell'attuale panorama estremo (non solo Italiano), capace di proporre ottima musica con alle spalle un solido background tematico / culturale, che nella sua originalità esula dai classici standard del genere per inserirsi in una nicchia ancora da definire, ancora da costruire. Ho cercato di distaccarmi dalla classica intervista, provando ad approfondire e stuzzicare la risposta di Argento con diverse domande che riguardavano, chi più e chi meno, il mondo di SEW, sia musicalmente che concettualmente. Questo il risultato di una bella chiaccherata telematica con Argento:

Ave Argento. A quanto pare il tempo di rompere il tuo “alchimistico Silentium” è giunto di nuovo: “Non Dvcor, Dvco” è il secondo episodio della saga Spite Extreme Wing uscito da pochissimi giorni, a più di un anno dall’uscita del suo grandioso predecessore “Magnificat”. Cosa ti ha fatto capire che i tempi erano maturi per un nuovo manifesto della tua ideologia? In cosa differiscono maggiormente i due album?

            ‘Non Dvcor, Dvco’, a differenza di ‘Magnificat’, è un lavoro molto omogeneo, musicalmente e concettualmente. Si tratta di dischi di differente natura, mi spiego: ‘Magnificat’ voleva essere un compendio di diversi anni d’attività; ‘Non Dvcor, Dvco’ nasce invece da un’unica gestazione, breve ma matura. Il Silentium è stato nuovamente rotto, e in modo molto più netto rispetto al precedente lavoro – basti pensare al contenuto del libretto. Il prossimo disco sarà omogeneo come ‘Non Dvcor, Dvco’, ma silente come ‘Magnificat’.

“Non Dvcor, Dvco” è un motto di Gabriele D’Annunzio, e può essere tradotto come “Non sono guidato, guido”. I riferimenti al grande autore e alle sue idee sono presenti nella prima song, che porta anch’essa questo titolo, nella quale è rievocata l’impresa di Fiume, forse l’episodio maggiore, nella storia d’Italia tra i due conflitti, di quel principio universale che viene comunemente definito come “autodeterminazione dei popoli”. Cosa ti ha spinto a rievocare una così importante fetta di storia precedente al grande conflitto mondiale? Che messaggio vuoi trasmettere agli ascoltatori?

            La città di Fiume è stata testimone di un evento unico e paradossale. Era appena finita una guerra strana, vinta dalla tecnica sull’arbitrarietà del combattente che, comunque, vi partecipò con innocente spirito cavalleresco. Non c’era ancora una precisa idea politica, ma c’era il genio estatico – ed estetico - di d’Annunzio. Ebbene, Fiume è stata fucina d’arte dinamica, d’amore, di lotta, di libertà. Uno dei frutti di questo albero della vita è La Carta Del Carnaro, costituzione della reggenza fiumana, stesa da d’Annunzio e Alceste De Ambris, ancora adesso uno dei più geniali manifesti politici, assolutamente oltre la limitante dicotomia destra/sinistra che tuttora non siamo riusciti a superare. Potrei dire molto altro, ma rimando chi vuole saperne di più alle testimonianze di coloro che vissero l’Impresa e, all’unanime, la ricordarono come il momento più incredibile della loro vita. Per giostrarsi nella svariata bibliografia sull’argomento consiglio ‘Alla festa della rivoluzione’ di Claudia Salaris.

Nel booklet, nell’appendice riguardante questa song, tu scrivi: “La guerra – un tempo primario accesso, nella sua accezione tradizionale – è resa impossibile: quello che era scontro fisico è ora scontro tecnologico, non vince né potenza né spirito, nulla più innalza l’uomo, solo protesi e nuda materia lo illudono di raggiungere una qualche superiorità […]”. Concordo pienamente con questa tua visione della realtà moderna e della moderna visione di “guerra” come scontro non più fisico ma tecnologico, ma vorrei soffermarmi più sulla sua interpretazione metaforica. Ti chiedo: non è forse la Musica (in questo caso il Black Metal) come Arte e forma di ribellione “violenta”, un’ ”espressione di superiorità”, un qualcosa che permette, anche immersi nella tecnologia (e conseguentemente utilizzandola), di realizzarsi, di distaccare il proprio spirito in quella “approssimazione ascetica” di cui parla Evola (citato anch’esso), se non nella sua forma più pura almeno in una forma d’espressione?

            Noi cerchiamo di sfogare l’energia in eccesso dataci dalla natura in questa stagione della vita. Probabilmente, il Black Metal, con la sua violenza, la sua velocità, la sua sfrontatezza è espressione del nostro essere guerrafondaio. E’ quasi, potremmo meglio dire, espressione di una negazione, ovvero dell’impossibilità di avere una nostra guerra – che non sia posteroica e tecnologica come quella americana né guerriglia terroristica da strada. Siamo i figli di mezzo della storia destinati ad una vita virtuale di vizi, senza vere emozioni. In ogni caso, per concludere, concordo con ciò che hai scritto: la guerra nella sua accezione tradizionale può essere una via trascendente, la musica invece è e rimarrà una forma espressiva.

Visto che ho citato Evola, e che nel booklet tu dici di esserti ispirato alla sua opera più grande “Rivolta contro il mondo moderno”, vorrei parlare anche delle altre due canzoni più direttamente ispirate e in un certo senso rivolte verso il grande pensatore: cominciamo con “In su la Vetta” ,indubbiamente un riferimento alla passione di Evola per le alture, che vedeva metaforicamente come il tetto del mondo dove lo spirito di chi si avventura si erige al di sopra della mediocrità della società moderna. A te la parola…

            Per ciò che concerne la montagna, simbologia e alpinismo, sono stato piacevolmente influenzato da ‘Meditazioni delle vette’ di Evola. Un altro testo fondamentale, al quale sono molto legato, è ‘Cavalcare le vette’, si tratta di frammenti del diario di Omar Vecchio - scrittore e alpinista morto durante l’ascesa del Diran Peak (Pakistan) - scelti da Maurizio Murelli (Società Editrice Barbarossa), che ricostruisce anche la storia e le vicende di quest’uomo di grandissima sensibilità, nonché la genesi che ha portato alla creazione di questo testo fondamentale. E’ questo un libro dal grandissimo valore pedagogico, una vita - narrata dal protagonista stesso - proiettata verso la ricerca di una via d’uscita dal nichilismo del nostro tempo. Coinvolgente, commovente, unico. Altri influenze importanti sono arrivate da ‘Il monte analogo’ di Daumal - geniale racconto iniziatico sulla montagna, purtroppo incompiuto – e dai quadri di Nicolas Roerich, vederli è come respirare aria rarefatta d’alta quota. ...Molti metri sopra il mare - ma quanti più sopra agli uomini!

Questo disco è, nella sua complessità e maestosità, un qualcosa che in un certo modo esula dai normali canoni del Black Metal, pur avendone lo spirito. Solitamente il BM è un genere tendente ad evidenziare ed in un certo modo esaltare diversi aspetti negativi dell’esistenza. Gli SEW sembrano invece rievocare, attraverso la furia della musica e del cantato, momenti di grande ardore e coinvolgimento. Era questo il risultato che ti eri posto quando hai iniziato a scrivere il materiale per la band? Cosa provi quando riascolti le tue stesse composizioni?

            La tua domanda sarebbe da incorniciare! E’ senza dubbio vero, rispetto al Black Metal classico mi pongo con spirito decisamente più apollineo, più solare. La vittoria è ascesa, la negatività è frustrazione e discesa. Questo spiega perché molti black metallers si definiscono nichilisti, precludendosi così ogni sentore di trascendenza. Guardiamo in alto a avanti si vada! Riascoltare i miei dischi è come rileggere la mia autobiografia ermetica, vengo totalmente coinvolto da un turbinio di emozioni e ricordi. Per accentuare questo fenomeno cerco di non suonare più i pezzi registrati, in modo da potermi dimenticare il mero lato esecutivo.

Questo disco vuole quasi essere un “manifesto” di un certo modo d’intendere il BM in forma Europea e Italiana: alcuni hanno letto nelle tue parole all’interno del booklet (proprio quando spieghi questo concetto) una critica e disprezzo nei confronti delle scene BM extraeuropee, mentre io vi ho letto un invito a creare una scena di un certo tipo, che unisca l’influenza musicale proveniente da un po’ tutte le scene, con una concettualità e delle tematiche prettamente Europee. Chi ha colto nel segno?

            L’interpretazione giusta è la tua. Con quell’affermazione non intendevo boicottare i gruppi d’oltreoceano, mi rendo conto che si potesse incorrere nel fraintendimento. Parlo di forma espressiva europea solo perché, contrariamente ad altri generi estremi, il Black Metal è nato in Europa. Continuando il discorso, credo sia essenziale conoscere se stessi prima di cimentarsi in un’alta forma espressiva, quale appunto la musica, e ritengo sia auspicabile una buona dose di nazionalismo – né becero, né romantico – perché, come disse Marinetti: “Non si può agire utilmente che su ciò che si conosce bene e che ci interessa direttamente. Ciò che ci interessa di più e che noi conosciamo meglio è la nostra penisola”.

Andiamo ora a parlare del lato prettamente musicale del disco: si legge nel libretto che è stato registrato a Forte Geremia, una costruzione militare ottocentesca delle tue parti. Cosa ha significato per te registrare un disco dal sapore così “battagliero” in una costruzione simile? Cosa hanno offerto alla tua musica le rudi pareti di quella costruzione marziale e militare?

            Ricorderò quell’esperienza finché vivrò, come si ricorda un sogno del mattino: emozioni profonde e immagini fugaci. ‘Non Dvcor, Dvco’ non sarebbe lo stesso senza Forte Geremia. Non mi sento di aggiungere altro.

Una menzione particolare merita indubbiamente la quinta canzone “Decadenza”: durante l’ascolto mi sono effettivamente immaginato il sommo Evola mentre passeggia per la Vienna bombardata, incurante di ciò che accade attorno a lui come un asceta in meditazione. Cosa ti ha colpito di quell’episodio, che costò a Evola la paralisi, tanto da creare questo brano? E che rapporto c’è tra l’episodio in se e gli esempi di fenomeni?

            In realtà le cose sono andato diversamente, direi quasi al contrario: una volta registrato il brano – che ancora non aveva titolo - mi chiesi qual era il suo posto nel disco e, senza pensarci troppo, capii che quella doveva essere la musica trascendentale percepita da Evola durante quell’ultima passeggiata.

Spite Extreme Wing è un progetto molto particolare e concettualmente impegnato, e difficilmente lo vedrei immerso nella banalità di un comune concerto black, tuttavia sarei curioso di sapere se e come ti piacerebbe riproporre dal vivo la musica che hai composto nei tuoi lavori. Personalmente io m’immaginerei uno scenario simile a quello del forte dove avete registrato, con le sue mura gelide e marziali a fare da cornice alla vostra musica…

            E’ sicuramente una bell’immagine. Il momento per suonare dal vivo non è ancora giunto, e forse non giungerà mai. Come tu stesso hai ben capito è difficile immaginare un nostro concerto sotto la solita ottica del genere. Non ti nego che avrei già parecchie idee per un’ipotetica esibizione e, ti assicuro, sarebbe un evento. Ma, ribadisco, ancora non posso permettermi tanto.

Quali generi musicali ascolti e chi /cosa t’ispira nella tua musica, siano essi artisti / band o personaggi estranei al mondo della musica?

            Passo gran parte delle giornate a leggere, massimamente quindi sono influenzato da fonti cartacee. Ovviamente le mie letture sono sempre accompagnate da un sottofondo musicale. Ultimamente ascolto molto Klaus Schulze e Wagner, ma anche Killing Joke, Swans e Magma. Dipende dal momento. Devo però ammettere che il mio massimo rimane il Black Metal dei primi ’90.

Come vedi il movimento BM mondiale e Italiano al giorno d’oggi, e quali sono le cose che vorresti cambiare, avendone la possibilità? Trovi che parlare nel 2004 di “scena”, “movimento” e così via abbia ancora un senso o è pura utopia?

            Vedo il Black Metal come un grande esercito di soldati impantanati nel fango del nichilismo. Invece di cercare di uscire da questa situazione si passa il tempo ad imprecare guardando con occhi malevoli i pochi che riescono a liberarsi. Con ciò voglio dire che c’è una scena, ma non è in movimento, si tratta quindi di una scena inutile. Ci si è lamentati più volte dell’’inflazione’ del genere: tanti fan, tanti poser e tanti incapaci, però non si è mai fatto nulla per rendere elitaria la scena. Secondo me è indispensabile lasciare indietro gli ignoranti, chi veramente ha qualcosa da dire si faccia avanti, ridiamo importanza al testo, al concetto. Il Black Metal non è un genere da strada, o perlomeno, non ha più senso d’esserlo. Se si vuole renderlo elitario bisogna approfondirne i lati nobili.

Cosa auspichi per il futuro di SEW? Quali traguardi vorresti raggiungere con questo progetto e cosa ti piacerebbe evitare? E soprattutto, dopo una profonda ricerca interiore (“Magnificat”) e un forte richiamo ai valori Tradizionali (“Non Dvcor, Dvco”), cosa dovremo aspettarci dal terzo capitolo di SEW, sempre ammesso che sia già in lavorazione?

            Il prossimo lavoro è già pronto, musicalmente e concettualmente. Ho cercato per tre mesi un concetto degno di coagularsi nel prossimo SEW, ebbene, l’ho trovato. Sono stato letteralmente illuminato da un quadro. Mancano ancora tutti i testi, questi verranno scritti nella costruzione più alta d’Europa! Si tratta della Capanna Margherita sul Monte Rosa, quota 4554. Le musiche verranno registrate entro l’estate. Per ora non posso anticipare altro.

Io ti ringrazio per il tuo tempo e per la disponibilità. Ti lascio la possibilità di chiudere l’intervista aggiungendo qualunque cosa pensi non sia stata detta, oppure per fare una domanda al tuo interlocutore, dopo aver risposto fino ad ora. A te la scelta…

            Bene, ora i complimenti li faccio io a te, e ti ringrazio per la bella intervista, una delle più pertinenti e perspicaci che mi siano mai state fatte. ...QUIS CONTRA NOS?

E' stato un piacere Argento. Memento Audere Sempre!

 

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